Il nuovo format ‘Videoinsight® Collecting Room’, ideato nel Novembre 2013 da Rebecca Russo, si ripeterà.
La Fondazione curerà ogni anno mostre focalizzate sulle scelte dei collezionisti sia nella formula “Six Collectors for one Artist”, sia nella formula “Six Collectors for Six Artists”.
Ecco un’intervista a Rebecca Russo, Presidente della Fondazione Videoinsight®, effettuata da Arte Sera in occasione del lancio del nuovo format “Collectors’ Choices”.
1) Cos’è e come è nato il progetto “Six Videoworks from Six International Private Collections”?
La Fondazione Videoinsight®, in occasione di Artissima 2013, presso il Centro Videoinsight® di Torino, ha lanciato il nuovo format “Six Videoworks from Six International Private Collections” per vivere in modo creativo e innovativo le relazioni umane e artistiche in un ambito molto specifico del sistema dell’arte contemporanea: quello che riguarda i Collezionisti. Si è trattato di una speciale esperienza che è stata realizzata con la partecipazione attiva di sette collezionisti internazionali, estranei tra loro, provenienti da luoghi molteplici, caratterizzati da culture differenti, che hanno rappresentato sei Collezioni: Agah Ugur, Verena Butt d’Espous, Christian Berthier, Ronald Asmar e Romain Jordan, Manuel de Santaren e Rebecca Russo.
I sette collezionisti, su mio invito, hanno curato insieme, attraverso un lavoro di gruppo che è durato alcuni mesi, una mostra che riguarda un unico artista – Jhafis Quintero. Si sono relazionati. Hanno mostrato sei opere provenienti dalle rispettive sei collezioni. Hanno scritto a sette mani il comunicato stampa relativo all’evento. Hanno condiviso, in modo intimo e profondo, mettendosi a nudo e rivelandosi negli aspetti psicologici più personali, le loro scelte in tre momenti:
– prima in un Workshop durato tre ore, in assenza dell’artista, finalizzato alla conoscenza reciproca e allo scambio di esperienza, attraverso un’interazione spontanea, ma mirata e progettuale;
– poi in una Talk, della durata di un’ora e mezza, che si è svolta nel contesto di Artissima, effettuata con traduzione simultanea (ogni collezionista ha parlato la sua lingua), in presenza dell’artista e con il pubblico;
– infine, in una Mostra, che si è svolta al Centro Videoinsight®, nel contesto delle Mostre in Città inserite nel circuito di Artissima, durante la quale il numeroso pubblico, oltre che guardare sei video d’artista, ha potuto interagire con i collezionisti in una sorta di workshop spontaneo che si è ripetuto ogni 30 minuti.
L’idea è nata a causa del desiderio di esplorare e approfondire, in modo innovativo e focalizzato, il mondo dei Collezionisti, che rappresenta una parte fondamentale del campo artistico, secondo me piuttosto in ombra.
Ritengo che il focus su coloro che scelgono di investire le proprie risorse nel sistema dell’arte, acquisendo delle opere e supportando artisti, curatori e galleristi, sia assolutamente da riequilibrare. Le comunicazioni rispetto ai Collezionisti sono rare rispetto a quelle che riguardano gli artisti, le opere, i curatori, le gallerie, le case d’asta.
Questa idea ha entusiasmato innanzitutto la Direttrice di Artissima Sarah Cosulich Canarutto, a cui porto la mia gratitudine poiché ha contribuito alla valorizzazione di questo progetto.
2) Come si colloca il progetto all’interno delle attività promosse dalla Fondazione Arte Scienza Videoinsight®? Qual’è il bilancio dell’iniziativa? Quali sono gli sviluppi futuri?
Dato il grande successo dell’iniziativa, questo format rappresenterà per la Fondazione Videoinsight®, una nuova frontiera per il futuro e guiderà molte esperienze simili che coinvolgeranno differenti risorse umane, in vari luoghi del mondo, in tempi diversi. L’esperienza è stata intensa, efficace, originale e vissuta con grande impatto emotivo sia dai Collezionisti che dal Pubblico, non abituato all’interazione personalizzata, lenta e profonda.
3) Il collezionismo nasce come esigenza personale, sulla base di interessi e inclinazioni individuali; tuttavia esiste anche una dimensione condivisa, di dialogo e relazione tra collezionisti, che questo progetto intende sottolineare: quanto è significativa a suo modo di vedere questa dimensione?
I Collezionisti, forze trainanti del sistema al pari degli artisti, dei curatori, dei galleristi, delle Istituzioni, dei giornalisti, tendono a restare troppo dietro le quinte, in sordina, al buio, su una lista segreta di nomi, e talvolta sono interpretati come puri investitori economici.
Mettere in luce, di fronte agli artisti stessi, ma soprattutto al pubblico, i loro pensieri, le loro motivazioni, le loro risonanze emotive, le loro differenze umane, le loro storie, i loro modi di fruire l’arte, le loro visioni è rivoluzionario e necessario secondo me per l’evoluzione e l’umanizzazione del sistema artistico. Il Rinascimento del sistema dell’arte deve avvenire prima di tutto negli animi.
L’Arte e la Vita coincidono. L’Arte rappresenta la Vita. La Vita è anche Arte. L’Arte offre una Via per la crescita, è una chance per l’evoluzione, un modus esistenziale, innovazione, profezia che si auto-avvera, memoria, prevenzione, cura, non solo evasione, ricreazione, contemplazione, moda, lavoro.
Gli “Art Lovers”, così amano definirsi i Collectors – allergici al termine Collezionismo che psicoanaliticamente indica l’accumulo, il possesso, l’ossessività, la catalogazione, la coazione a ripetere- abitualmente sono percepiti in modo individuale, come singoli casi umani, e non come un gruppo o una comunità.
I collezionisti hanno contribuito a creare nella storia questo stile individualistico di rapporto con l’artista, il gallerista, il Museo o la casa d’aste. Frequentemente si invitano reciprocamente, ma solo in modo formale e non interattivo. Nei casi peggiori i collezionisti non comunicano tra loro, si evitano, competono o addirittura si copiano in modo non apparente. Non sono diffuse le esperienze di scambio autentico, fertile e creativo tra collezionisti. Fino ad oggi hanno partecipato con le opere della loro collezione alla stessa mostra, ritrovando i propri nomi collocati nello stesso catalogo; hanno creato Associazioni nominative, soprattutto per via interinale; hanno depositato le opere in uno stesso luogo; hanno collaborato con giornalisti, attraverso interviste in progetti editoriali sul tema del collezionismo; in alcuni casi hanno realizzato una mostra insieme nel senso di unire delle opere rispetto a un tema.
Ho voluto creare invece l’occasione di sperimentare un crossing-over autentico tra i Collezionisti, che – seppur estranei in partenza- si sono messi in gioco, esposti, impegnati, coinvolti, organizzati, trasferiti, aprendo le porte del loro tempo, della loro esistenza, cultura, passione per l’arte, rompendo gli schemi chiusi e rigidi.
Sono stati i pionieri di un’interazione viva, privata e pubblica allo stesso tempo, che si è basata su significati, insights, risonanze emotive, memorie, sogni, vissuti personali, al di là della raccolta organizzata, ordinata, accumulatoria degli oggetti dell’arte. Il tutto è avvenuto all’insegna del donare, dell’osare, del rischiare. Questo è l’aspetto rivoluzionario.